venerdì 7 settembre 2018 : l'inossidabile superattivo amico e giovanotto "zio Colombo di San Colombano al Lambro ", legge su una rivista il grave disastro della diga del Gleno avvenuta nel lontano 1923 ..molto colpito ed interessato ha voluto approfondire ,come suo solito, chiamando la comune amica Giovanna esprimendole il desiderio di visitare quella amena località tra le montagne orobiche.
La risposta di Giovy è arrivata immediata chiara e semplice:" Colombo caro, domenica, visto le buone previsioni partiamo con i nostri amici .. tu però -sei disposto a farti oltre 300Km di guida da casa tua a Vilminore in Val di Scalve?"
La risposta è stata quella che domenica 9 settembre con Giovy Colombo Raffaella Roberto Trudy e Dario (sottoscritto incluso) ci siamo trovati lietissimi per affrontare una stupenda giornata in magnifica compagnia come testimoniano le immagini dell'ampio reportage. Grazie , grazie caro amico dall'alto delle tue belle tante ed esemplari primavere di averci fatto condividere una giornata semplice ma piena di serenità..
La storia della diga del Gleno estratta da Wikipedia:
Il 30 dicembre 1923 il Procuratore del Re incolpava i responsabili della ditta Viganò ed il progettista ingegner Santangelo per l'omicidio colposo di circa 500 persone.
Dal processo, che ebbe luogo tra il gennaio 1924 e il luglio 1927, emerse che i lavori furono eseguiti in modo inadeguato (il titolare della diga era stato il vero direttore dei lavori, nonostante non ne avesse le capacità) ed in economia, che il progetto era stato cambiato più volte in corso d'opera senza le opportune verifiche e che il controllo da parte del Genio civile era stato svolto in maniera approssimativa e superficiale[1].
Il 4 luglio 1927 il Tribunale di Bergamo condannò Virgilio Viganò e l'ingegner Santangelo a tre anni e quattro mesi di reclusione più 7 500 lire di multa. Verrà poi scontata la pena a due anni di carcerazione e revocata l'ammenda.
Secondo alcuni abitanti del luogo, il disastro era prevedibile: chi aveva lavorato nel cantiere della diga diffondeva la voce che il materiale usato non era buono e raccontava dell'imperizia dei lavori; chi poteva, a Dezzo, dormiva altrove[2].
venerdì 7 settembre 2018 : l'inossidabile superattivo amico e giovanotto "zio Colombo di San Colombano al Lambro ", legge su una rivista il grave disastro della diga del Gleno avvenuta nel lontano 1923 ..molto colpito ed interessato ha voluto approfondire ,come suo solito, chiamando la comune amica Giovanna esprimendole il desiderio di visitare quella amena località tra le montagne orobiche.
La risposta di Giovy è arrivata immediata chiara e semplice:" Colombo caro, domenica, visto le buone previsioni partiamo con i nostri amici .. tu però -sei disposto a farti oltre 300Km di guida da casa tua a Vilminore in Val di Scalve?"
La risposta è stata quella che domenica 9 settembre con Giovy Colombo Raffaella Roberto Trudy e Dario (sottoscritto incluso) ci siamo trovati lietissimi per affrontare una stupenda giornata in magnifica compagnia come testimoniano le immagini dell'ampio reportage. Grazie , grazie caro amico dall'alto delle tue belle tante ed esemplari primavere di averci fatto condividere una giornata semplice ma piena di serenità..
La storia della diga del Gleno estratta da Wikipedia:
Il 3 dicembre 1923 giunsero a Darfo a commemorare le vittime il Re Vittorio Emanuele III e Gabriele d'Annunzio. A causa dell'impraticabilità delle strade, nessuna autorità poté visitare Angolo Terme e Mazzunno.
Il 30 dicembre 1923 il Procuratore del Re incolpava i responsabili della ditta Viganò ed il progettista ingegner Santangelo per l'omicidio colposo di circa 500 persone.
Dal processo, che ebbe luogo tra il gennaio 1924 e il luglio 1927, emerse che i lavori furono eseguiti in modo inadeguato (il titolare della diga era stato il vero direttore dei lavori, nonostante non ne avesse le capacità) ed in economia, che il progetto era stato cambiato più volte in corso d'opera senza le opportune verifiche e che il controllo da parte del Genio civile era stato svolto in maniera approssimativa e superficiale[1].
Il 4 luglio 1927 il Tribunale di Bergamo condannò Virgilio Viganò e l'ingegner Santangelo a tre anni e quattro mesi di reclusione più 7 500 lire di multa. Verrà poi scontata la pena a due anni di carcerazione e revocata l'ammenda.
Secondo alcuni abitanti del luogo, il disastro era prevedibile: chi aveva lavorato nel cantiere della diga diffondeva la voce che il materiale usato non era buono e raccontava dell'imperizia dei lavori; chi poteva, a Dezzo, dormiva altrove[2].